“Quindi, com’è andata con Francesco?”
“Abbastanza bene, direi.”
“E perché dici “abbastanza”? Dovresti essere felicissima!”
“lo sono. Il problema è che non mi fido.”
“E perché?”
“E questo il problema. Non ne ho la più pallida idea”
Eccoci qui. Di nuovo. Avete presente la colonna sonora di Profondo Rosso?
È nella mia testa da almeno cinque ore. Irreversibile, continuativa. Si è accesa la spia di allerta, Profondo Rosso mi blocca ogni pensiero razionale. L’emotività ha preso il pieno controllo di me. Non so che fare, non so cosa pensare, butto giù un bicchiere di bianco con la speranza di rilassarmi un po’. Ma l’effetto è mortifero: ora ho anche la colite. La colite con Profondo Rosso in loop. Che, diciamocelo, non è proprio il massimo del relax.
Devo scrivere due pezzi, stirare i vestiti del bambino, organizzare due weekend, programmare e disfare la valigia e, l’unica cosa che mi viene in mente è: io non mi fido. Ed ecco che riappare la musichetta di sottofondo. Forse solo lo Xanax mi può salvare.
La fiducia. Questa piccola amica - nemica invisibile. Non esistono rapporti senza di lei, e quando c’è, aggiunge una liberà e una felicità incommensurabile. Fidarsi di qualcuno è una cosa meravigliosa. Degli amici, quelli cari, sui cui so che potrò sempre contare. Di me stessa e delle mie capacità.
Del mio… ragazzo. Oddio… merita davvero la mia fiducia?
Posso credere davvero alle sue parole, ai suoi sentimenti? Oppure, as usual, devo applicare la classica frase “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”?
Che dubbio amletico, che ansia pazzesca. E pensare che fino a qualche ora fa mi fidavo ciecamente. Poi cosa è successo? Che sono pazza, chiamate l’esorcista. C’è sicuramente qualcosa che mi sfugge, solo che non so cosa sia!
Per quelle come me, persone altamente sensibili, la fiducia non è una cosa da poco: ci vuole tempo, molto tempo. E non solo.
Chi, come me, è fatto per il 90% di emotività, ha una lunga strada in salita da fare. Più che una strada diciamo un sentiero scosceso, pieno di insidie, e con l’alto rischio di finire nel burrone senza paracadute. Ogni parola, detta in un certo modo, con una certa flessione del tono della voce sarà campanello d’allarme per la fine del mondo, lo scioglimento dei ghiacciai e l’arrivo di un asteroide. La nostra testa è come un grande calcolatore gigante, che ci fa analizzare i dati con la velocità della luce pronto a rispondere alle nostre domande. Il problema è capire se queste risposte siano vere. Perché spesso siamo condizionate dalle nostre esperienze passate. Paure nascoste e irrisolte, che piombano dentro di noi come un fulmine a ciel sereno.
Dare fiducia al proprio compagno è sempre difficile. C’è chi lo fa naturalmente, dall’inizio, chi impara a farlo con il tempo, chi non lo farà mai e chi lo fa intermittenza. E tutto questo dipende da come siamo, dal livello di sensibilità, dal nostro carattere
E anche da chi abbiamo davanti.
Se vi state chiedendo come potete fare a fidarvi del vostro ragazzo, non so come aiutarvi.
Perché generalmente, e nella maggior parte dei casi, è qualcosa che si sente, è epidermico, soprattutto nelle relazioni. Esistono i fatti e le parole. E anche i non detti. Se mischiando questi tre comportamenti, vi sentite tranquille e al sicuro, allora credo che la fiducia possa essere data. Il problema è quando parole e fatti non coincidono. O peggio ancora, quando sentite fortemente che non potete fidarvi. In questi casi la domanda da farsi è una sola:
Non mi fido perché ho delle mie insicurezze latenti che devo superare, o perché lui non mi fa stare tranquilla?
Ecco.
Uno pensa che se abbiamo accanto la persona giusta, la fiducia parta automaticamente. E in parte è vero: se avete a che fare con un compagno presente, affettuoso, che vi riempie di attenzioni e di parole, sarà molto difficile non riporre fiducia in lui, e di conseguenza nella vostra relazione.
Il problema sorge quando avete davanti un tipo di maschile diverso. Gli uomini come le donne, non sono tutti uguali.
E ognuno di loro dimostra l’affetto e l’interesse in modo diverso.
Certo, quando un uomo è innamorato è difficile non accorgersene. Ma se siete all’inizio di una storia e alternate momenti di grandi emozioni positive ad altri di crisi emotive, forse dovete fermarvi un momento e cercare di rispondere alla domanda che io per prima mi sono fatta spesso.
Alcuni uomini non parlano molto. Non dicono frasi a effetto per stupire, non fanno proclami d’amore. E vi dico per esperienza personale che questa non è una diminutio: ho avuto a che fare con personaggi talmente tanto folli, che anche Freud se la sarebbe data a gambe levate. Eppure, sulla carta, erano tutti Giacomo Leopardi e Pablo Neruda messi insieme. Pertanto, fanculo alle frasi romantiche e ben vengano invece i fatti. Perché alla fine, nella lunga danza di una relazione, quello che conta è “dimostrare” di volerci davvero danzare con noi. E non per hobby o come riempitivo (nel senso che di voler riempire i loro tempi morti).
Se però, mancano sia i fatti che le parole, allora qualche domanda occorrerebbe farsela. Perché la fiducia va data, ma va anche conquistata. E non ci possiamo certo fidare di uno che ci chiama alle tre di notte o che nei fatti non vuole stare nella relazione.
Questo però non è troppo difficile da capire: un uomo che ci tiene, ve lo farà capire. Punto.
La fiducia va data solo a chi dimostra di meritarsela.
Il tema però è che ognuno di noi ha le sue parti buie. I suoi dubbi, le sue fragilità, le sue ferite. E queste giocano (purtroppo) un ruolo fondamentale nella relazione di coppia e nella fiducia. Da adulti e con il nostro zainetto pieno di delusioni, di storie finite in malo modo, è molto difficile riuscire a distinguere se siano le nostre insicurezze a invadere negativamente i nostri pensieri, o se invece, è l’altra persona che proprio non va per noi.
Buona parte del lavoro la fa la vocina maliziosa che improvvisamente si accende e ci dice “ occhio, qui c’è odore di bruciato”, “occhio questa persona non è realmente interessata”.
Perché questa voce ha iniziato a rompermi i coglioni?
Cosa è successo quando stavo con lui? Ha fatto o detto qualcosa che mi ha allarmata? Sono queste le domande che uno dovrebbe farsi. Se la risposta è che ci aspettavamo non si sa quale risposta, armiamoci di santa pazienza: stiamo cercando conferme che forse manco il papa potrà mai darci. Ed è quindi fondamentale lavorare su noi stesse e sul perché trasformiamo una risposta “normale” (nonostante magari abbiate passato un week-end superlativo insieme) in qualcosa che ha denotazione negativa e ci fa crollare il mondo addosso.
Quando la fiducia crolla da un momento all’altro le uniche motivazioni che possono giustificarlo sono: ho scoperto che si fa la sua ex, la sua amica, la sua collega, oppure, “mi ha detto che non mi ama più”.
Per tutto il resto secondo me, c’è una buona dose di paura e insicurezza che condiziona fortemente il nostro modo di sentire. Più si è sensibili e più si rischia l’effetto domino: da una considerazione tranquilla, estrapoliamo solo la nostra verità, la fiducia crolla e parte il jingle di Profondo Rosso. È per questo che quando viviamo questi momenti, dobbiamo sforzarci stare calme, contare fino a 100 e riflettere sull’accaduto: prendersi insomma del tempo per capire cosa sia realmente successo.
Capire cioè, se è lui che ha ferito la nostra sensibilità o se siamo noi che, con le nostre paure, abbiamo ingrandito una questione banale.
Non è facile. Ma partire in quarta e urlare contro il malcapitato di turno rischia solo di farci peggiorare la situazione. Se è vero che le storie servono anche a farci crescere, analizzare ogni situazione prima di diventare dei draghi che sputano fuoco, è indubbiamente l’atteggiamento migliore. Quindi, prima di farci prendere dal panico, dobbiamo considerare sempre chi abbiamo davanti, cosa sta facendo per noi, se sta dimostrando di tenerci o se invece fa esattamente il contrario. Allo stesso tempo, in base a questo saremo più in grado di capire di se dobbiamo ancora lavorare su di noi e sulle nostre insicurezze.
La fiducia.
Quando c’è la diamo per scontata.
Quando non c’è ci fa andare negli inferi.
Ma la verità è che una relazione, di qualsiasi essa si parli, non è una fotografia fissa, ferma.
E’ un continuo scoprirsi, rimodellarsi, imparare, crescere. Una danza a due, insomma.
A venti anni non mi fidavo di nessuno. Mi sono giocata una storia per questo motivo. Ora che ne ho 38, ho imparato che a piccoli passi, per chi se lo merita davvero, la fiducia è il balsamo di ogni storia d’amore.
Ecco perché controllo ogni angolo della casa del mio ragazzo alla ricerca della prova regina… che so un paio di mutandine, un reggiseno volante, una camicia macchiata di rossetto…
Perché ho fiducia.
A giorni alterni. Ma ci sto lavorando.
Stay tuned.