Sogni e delitti

[conversazione d’archivio tratta dal forum Costellazionet]

 

il  29 marzo 2009  altezzamezzabellezza wrote…

TITOLO ORIGINALE CASSANDRA'S DREAM
Credo che Woody Allen abbia toppato. Il film l'ho trovato noioso, infarcito di dialoghi su dialoghi sterili, inutili, prevedibilissimo, ogni scena era l'ovvia prosecuzione della precedente.

Il finale non mi è piaciuto ma non vi dico perchè se non lo avete visto! diciamo che ho trovato banalozza pure la fine che forse pretende di dare un insegnamento.

Lo stile di Thriller soft soft segue la linea di mach point che è lievemente migliore di questo (neanche mach point mi è sembrato un granchè ma un semplice esercizio di stile), la trama è stupidotta sa di risentito, i personaggi principali sono falsati. Un fratello ha cervello, un altro meno, ma i caratteri non sono ben tratteggiati, si calca la mano sulla furbizia del primo e risulta quasi inverosimile l'ingenuità del secondo. Il tutto è quindi forzato.

COPIO E INCOLLO STA RECENSIONE CHE HO APPENA TROVATO CHE RENDE L'IDEA DI QUELLO CHE INTENDO
Diciamolo subito, tanto per toglierci il pensiero: Cassandra's Dream (diffidare, una volta di più, di traduzioni arbitrarie e stucchevoli da classico Harmony) annoia e irrita un po' meno di Match Point,(SU QUESTO NON SONO D'ACCORDO, MATCH POINT E' MOLTO MEGLIO SECONDO ME) pur derivando dalla stessa matrice, quella di un Allen che gioca a "non fare l'Allen" e scimmiotta gli stilemi del thriller psicologico oggi tanto à la page (e anche stavolta, per inciso, la scena chiave è segnata da un temporale). Il nuovo film parte da una vecchia idea (ancora Crimini e misfatti, naturalmente) e finge di svilupparla con un discreto ritmo, trovando anche un paio di sequenze riuscite (il dialogo con la futura vittima e l'epilogo marinaro), a dispetto di dialoghi quanto mai legnosi (oltre che, al solito, imbottiti di aforismi) e attori che non sono da meno. I cliché d'autore ci sono tutti, ma svuotati di senso e ormai ridotti a oggetti di arredamento trasportati di set in set: le ambizioni e gli scrupoli (o l'assenza degli stessi) della middle class; il personaggio di Woody "sdoppiato" e le sue caratteristiche spalmate sui fratelli Blaine (Ian egocentrico e brillante, Terry sognatore e fragile); l'accenno alla California fashion e danarosa, meta sognata da Ian e Angela, quest'ultima descritta come la tipica attricetta carrierista (vedi alla voce Christina Ricci in Anything Else); conversazioni parabergmaniane "en famille"; accenni volonterosamente metalinguistici alla natura di "moral play" del film e alla sbandierata insensatezza della vita; rovelli materiali e spirituali (esiste Dio? e se sì, quanto ci mette a presentare il conto?); sinuosi movimenti di macchina, un po' di citazioni a buon mercato, la musica di Philip Glass a far da cullante mastice sonoro. Un film gradevole, che potrebbe essere stato diretto da qualunque buon mestierante. Per un autore che ha segnato, con il suo ironico disincanto, due decenni abbondanti di storia del cinema, è decisamente poco. Il tentativo, evidente, è quello di trovare un nuovo pubblico, che non sia interessato ai confronti con il passato o che magari non sappia farli. Buona fortuna.

 

il  29 marzo 2009  clessidra  wrote…

io come critico cinematografico non è che sia propriamente un'aquila  , ma a me comunque era piaciuto.
comunque allen è ormai un altro dai tempi di Misterioso omicidio a Manhattan, del tutto irriconoscibile

 
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