Una volta, a un appuntamento in New York City, il ragazzo con cui ero uscita mi chiese perché dicevo di essere stata "cresciuta come un ragazzo".
Ecco cosa. Sono cresciuta in una fattoria.
In quegli anni, nessuno mai faceva osservazioni sul mio aspetto fisico. Nel nostro paesino di 600 anime, tutto ciò che contava per validarci come persone era il contributo che ciascuno di noi dava alla famiglia e a tutta la comunità.
In questi giorni, sono una mamma single che vive in città e praticamente ogni giorno qualcuno mi dice che sono bella. Ma nessun commento viene riservato al contributo che do alla mia comunità, o al mio modo di essere madre. E non perché io me la cavi male in queste cose.
I "comandamenti" su come essere donne, i modelli di femminilità ci vengono trasmessi, in modo sottile ma profondo, quando osserviamo le nostre madri, nonne, zie e cugine nelle loro case, cucine, bagni.
Sono stata educata ad essere una donna in una fattoria canadese, e poi ho dovuto rieducarmi ad essere una donna a New York City.
Ho appreso questa nuova saggezza osservando, stavolta, le mie amiche e colleghe.
Nella mia vita da adulta cittadina, mi sono state date indicazioni da altre donne su cosa un gentleman debba "ovviamente" fare - cose come mandarmi un messaggio per chiedermi se ero arrivata a casa, e anche su cosa avrei dovuto pensare se non lo avesse fatto (cioè, che fosse una bestia).
Queste cose possono sembrare normale buon senso alla persona che mi consiglia, ma per me è come interpretare una lingua che non conosco.
Nella mia infanzia, l'unica ragione per cui un uomo avrebbe dovuto richiamare dopo avermi salutata era che avesse un problema lui stesso.
In questo genere di conversazioni, spesso mi viene detto che certe azioni "sono nel nostro DNA" o che noi donne dobbiamo imparare a rilassarci e lasciare agli uomini l'iniziativa se vogliamo avere successo, o che i nostri discorsi dovrebbero essere intessuti più sulle nostre emozioni che sui nostri successi, o che dovrebbe essere l'uomo, e non la donna, a farsi sentire per primo ed organizzare delle uscite.
Secondo questa narrazione, gli uomini sarebbero programmati geneticamente per dare la caccia alle donne.
Ma questo modo di essere donna non ha nulla in comune con quello che avevo appreso durante la mia giovinezza: le donne che avevo osservato crescendo prendevano quasi sempre l'iniziativa, organizzavano la maggior parte delle cose, e si prendevano il merito delle loro realizzazioni.
Essendo cresciuta in una certa cultura della femminilità, ed avendo successivamente vissuto in 6 città di due diversi paesi, la cosa che ho davvero imparato è che ciò che da una donna ci si aspetta perché sia una "vera donna" non è qualcosa che sia inscritto nel nostro DNA.
Piuttosto, si tratta di un fattore culturale che dipende dall'intento di controllare le donne nel loro contesto sociale di riferimento.
Cose che possono apparire come ovvie o come vere e proprie norme di genere o regole standard di comportamento, sono molto più il prodotto di fattori culturali che non di verità genetiche.
Nel momento in cui facciamo delle affermazioni su come debba essere il comportamento di una donna e su cosa ci si aspetta da noi, riflettiamo ciò che le donne della generazione precedente hanno fatto per essere accettate socialmente, considerate adeguate, essere scelte, avere successo, ottenere fascino, riconoscimento ed essere validate culturalmente come donne di valore.
Allo stesso modo, una qualsiasi regola che sembri di senso comune o di buona educazione in un certo ambiente, può essere percepita in modo totalmente diverso in un altro. E anche se ho letto una gran quantità di materiale sull'educazione al dating e ai rapporti di coppia, faccio fatica a fidarmene perché ho sperimentato personalmente due culture che erano totalmente opposte quanto alla loro concezione della femminilità.
I criteri su cosa sia il buon senso femminile in un paesino di campagna di 600 anime, a tre ore dal primo centro urbano, sono semplicemente diversi da quelli di Greenwich Village. E questo è solo un esempio.
Quando ero bambina, c'era solo un parrucchiere dove poter andare e all'incirca tutte le donne in città avevano la stessa pettinatura corta con permanente. Per nessuna di loro questo era un problema.
Ci voleva un viaggio di tre ore per andare a comprare dei vestiti. Avevo vestiti per la scuola, vestiti per il lavoro e una sola maglietta firmata che mi ero guadagnata falciando e diserbando prati e campi di patate.
A 17 anni, mi sono trasferita in città per iniziare il college. Ricordo che mi lasciava sorpresa e confusa il fatto che i ragazzi mi dicessero che ero carina. Non ne capivo il senso.
Negli ultimi due decenni, ho imparato cosa la cultura urbana si aspetti da una donna.
Ho trovato scoperto la mia vocazione per la moda, mondo nel quale la mia carriera personale si è sviluppata per dieci anni. In quel mondo, le donne erano bellissime e affascinanti, e indossavano le collezioni più recenti dei più famosi brand italiani. Seguendo le loro tracce, mi sono concessa la mia prima pedicure e manicure. Ho fatto crescere i miei capelli e comprato lingerie, e un armadio pieno di tutto il necessario per i miei outfit a giorno e da sera.
Attualmente, indosso normalmente un chilo di gioielleria: lo so perché una volta l'ho pesata.
Tuttavia, nella mia trasformazione in una donna acculturata e urbana, ci sono cose che tuttora mi lasciano interdetta, soprattutto quando mi vengono presentate come fatti e non come opinioni.
Mi è stato detto che le donne sono "intuitive", ma io non sono sicura di cosa ciò significhi. Mio padre non mi avrebbe mai detto di andare al negozio delle attrezzatura e comprare quella che "sentivo migliore". Seguire l'istinto non era una qualità apprezzata, e anzi in molti casi era potenzialmente dannosa. Ugualmente, spesso non riesco a capire frasi femminili urbane ispirate allo yoga del tipo "creare spazio" o "ascoltare la pancia".
Non so cosa queste cose significhino, perché mi sono più familiari concetti più chiari e concreti come "quando sei disponibile per vederci?" o "sono stata bene stasera, ti va di ripetere?"
Come donna adulta, non riesco a comprendere ed accettare massime del dating che passano da donna a donna come "la donna è il premio".
I "premi" della mia infanzia preparavano da mangiare per ogni evento di beneficenza ed ogni funerale. Mia madre era una di queste donne e io non so -a tutt'oggi - come si possa associare questa condizione speciale di "premio" a una gioiello senza vita in una scatola, o come si possa pensare che essere viste in quel modo sia positivo per i vantaggi che potrà portarci.
Mi sono comprata da sola i miei gioielli e le mie pietre preziose. E mi va benissimo così.
Mi sono anche stati dati consigli di dating del tipo: "agli uomini piace rendersi utili" o "è nel DNA degli uomini dare la caccia alle donne". Nella mia infanzia, ho osservato le matriarche rendersi utili e gli uomini cacciare i cervi, mica le donne.
Sono a disagio con l'idea che le donne debbano "lasciare" che gli uomini facciano cose per loro. Mi compro fiori ogni settimana da quando sono adulta, ma non mi è mai passato per la mente di non fare qualcosa che voglio fare per lasciare che sia un uomo a farlo per me - come mi è stato consigliato in alcuni gruppi sul dating.
Specialmente, detesto sentirmi dire che devo "rilassarmi e aspettare" per essere una donna di successo.
Se la competenza femminile ha un elevato valore in una fattoria, non capisco perché non possa averne altrettanto in qualsiasi altro contesto.
In questa fase della mia vita, non do alcun peso a quello che altri pensano del mio aspetto. Lo ho detto a un quarantenne con cui chattavo su Tinder. E, come prevedibile, non mi ha invitata fuori.
Sono femminile, morbida, coccolona. Molte dating coach consigliano di "stare nella propria femminilità" e beh, io ci sto. Tuttavia, sono cresciuta in una fattoria e approccio la vita con una razionalità, competenza e praticità che raramente vedo nei modelli che la cultura dominante offre alle donne - non nella misura in cui mi sono state insegnate, comunque.
Tra cultura contadina e cittadina, ho creato la mia propria idea di ciò che sia una "donna che vale".
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Questo articolo è stato tradotto e pubblicato grazie all'autorizzazione dell'autrice. Puoi trovarne la versione originale qui.